Le false dichiarazioni del privato alla pubblica amministrazione
Dichiarare falsità non è mai una buona idea, specialmente se si tratta di pubblica amministrazione.
Anzi, per il codice penale dichiarare falsità è un vero e proprio reato, il cosiddetto “falso ideologico”, ossia quando si presenta un documento, non contraffatto né alterato, che però contiene dichiarazioni menzognere. E il reato può diventare anche più grave, in base agli effetti che ha prodotto quel documento.
È necessario quindi che il cittadino dichiari di possedere i requisiti di legge e i presupposti per svolgere un’attività, quando presenta una istanza o una SCIA, cioè una Segnalazione Certificata di Inizio Attività. In sostanza, si tratta di un’autocertificazione che consente alle imprese di cominciare, modificare o cessare un’attività di qualsiasi tipo, senza dover attendere i tempi delle verifiche e dei controlli. L’amministrazione può procedere anche in seguito a vigilare e controllare le dichiarazioni presentate, e se riscontra dichiarazioni e attestazioni false, l’attività non può procedere.
L’amministrazione può concedere al privato un termine per sanare la situazione, per cui il cittadino può anche ottenere i requisiti mancanti e riprendere la propria attività, ma questa possibilità non sempre si applica. Inoltre il cittadino che presenta dichiarazioni false viene punito con la sanzione prevista per il reato di falsità ideologica, salvo che il fatto costituisca un reato ancora più grave. Dichiarare menzogne può dunque costare caro, per cui è sempre bene dichiarare il vero.
La verità, in effetti, non ha prezzo.